BREACKFAST CLUB
21.1.2010


BREAKFAST CLUB
Filo americana.
Per la precisione, filo di tutto quello che è la visione stereotipata che quaggiù in Italia abbiamo degli americani.
Quindi, non importa la quasi totale assenza di sistema sociale, assistenza sanitaria, trasferimenti pubblici e l’impressionante familiarità con armi da fuoco sin dalla più tenera età: USA per me significa drugstores aperti a tutte le ore, prodotti di bellezza pacchianissimi e geneticamente modificati che promettono e, in quanto tali, mantengono, campagne pubblicitarie giganteggianti, tombini fumanti e soprattutto i preparati per dolci Duncan Hines o Betty Crocker.
Va bè, ditemi pure che la cucina americana in verità non esiste, ma io mi sento già meglio quando scimmiotto la housewife americana con la messa in piega e la gonna a ruota che sforna ogni giorno apple pies, pancakes e muffins.
Sfidando dogane e uffici d’igiene, ho introdotto più o meno regolarmente in Italia una valigia di preparati per pancakes e waffles.
Appena posato piede sul sacro suolo italiano, ho deciso che da quel momento avrei iniziato la giornata una buona oretta prima per potermi dedicare alla preparazione del tipico breakfast statunitense.
Basta con i caffè a 200° bevuti di corsa al bancone del bar, e il gusto amaro che neanche mi piace ma è più che altro l’abitudine.. Basta con lo stomaco che urla verso le 11 quando la fame inizia a farsi sentire!!
Visto che, se faccio un pranzo completo, alle 14.30 russo sulla tastiera e mi sveglio con CTRL+ALT+CANC tatuati sulla fronte, potrebbe anche essere una buona cosa se al mattino cercassi di fare una colazione sostanziosa in modo da cavarmela a pranzo con uno spuntino leggero a base di frutta.. quindi il nuovo anno mi vede apparecchiare la tavola già alla sera prima: preparo le arance da spremere e gli ingredienti secchi per i pancakes. Invece dello sciroppo d’acero, che proprio non va giù,  preferisco le marmellate della Pùpla biologica che me le regala sempre a Natale, sono ottime e quindi vanno benissimo. Ok, tutto fatto. Pancakes buonissimi. Spremuta ottima. Latte intero appena munto: freschissimo.
Però.
Mi piace troppo restare ancora 5 minuti a letto, prendendo coscienza con i miei tempi, senza affannarmi a scendere dal letto neanche fossi un pompiere.
Mi piace troppo uscire di casa di volata con il sapore del dentifricio addosso e la sensazione non ancora inquietante dello stomaco vuoto, essere leggera e non piena come un uovo.
Mi piace troppo sapere che la prossima tappa non sarà subito il grigiore dell’ufficio con i convettori d’aria calda, ma la luce vivida del bancone delle paste e il rumore dei cucchiaini che tintinnano.
Mi piace troppo venire salutata dalla barista che già sa cosa voglio, e vedere la faccia invidiosa di qualche avventore occasionale considerato con sufficienza.
Mi piace troppo fare due chiacchiere con gli amici del bar (Gli Stakanovisti, ci chiamano scherzosamente): loro non sono le Pùple, per una scelta ben precisa: senza troppe relazioni e frequentazioni al di fuori del bar al mattino, riesco davvero a staccare la spina. Ci pensate arrivare al lavoro con alle spalle mezz’ora di confidenze fiume sul marito fedifrago o col peso di non aver preso troppo sul serio lo sfacelo della neo single Pùpla numero 3? No, molto meglio trovarsi con persone affezionate e care, si, ma con cui sono attenta a mantenere la rete relazionale piuttosto elastica, in modo che tutti beneficiamo della reciproca presenza senza farci carico per forza degli obblighi connessi. Tra di noi ci vogliamo bene, ci scambiamo regali e auguri, partecipiamo a momenti belli e brutti, ma appena usciamo da lì torniamo alle nostre vite con anche più slancio.
Mi piace troppo quando al bar sono solo io, causa beghe familiari e lavorative degli Stakanovisti. Allora lì prendo un cappuccio e una bella brioche, mi approprio della Gazzetta di Carpi (anche della Voce, in verità, ma non è che dopo mi tirate una statuetta della Sagra?) e cerco di non incrociare con lo sguardo nessuna faccia conosciuta per non essere costretta a condividere tavolino, giornale o anche solo mezza parola.
Mi piace troppo quando certe mattine i capelli stanno come dico io, il trucco è giusto, l’abbinata scollo V /cappottino/cappellino ha le giuste proporzioni (e già così mi sento bene), ed entro nel bar compiaciuta di cuccare qualche sguardo ammirato.
Look a parte, AMO quando trovo il Super Mito a far colazione lì, nel MIO stesso bar (a volte lascia la provincia dove si è rintanato per certi affari dalle nostre parti) e il suo saluto distratto mentre addenta un bombolone alla crema mi accompagna fino a sera..
E allora scusate ma “W L’Italia”, no?

 

 
 
 
 
Pubblicato su
VOCE
 
 


P A N D O R A @ U P K . i t

w w w . U P K . i t / P A N D O R A
/