TRAINING DAY (2 - That's amore)
14.1.2010


Iniziereste a sciare su una pista nera? No, vero?
E allora perché io ho voluto iniziare ad essere una persona migliore proprio in fila alle Poste?
Devo partire da una situazione che mi sia più congeniale, altrimenti non ce la farò mai e diventerò una vecchietta inferocita col mondo e nessuno mi vorrà stare vicino. Mi merito un’altra chance.
Perché non provare al cinema, per esempio? Ottimo banco di prova… o no?
Negli anni ho rischiato di fare a botte più di una volta con adolescenti che parlavano a volume inaccettabile, continuavano a dare calci alla poltrona davanti, si mandavano messaggi coi telefonini e si telefonavano da una fila all’altra. Porca puzzola: io voglio vedere il film: concedo al massimo i limonatori folli, che almeno stanno zitti.
Non concepisco chi viene al cinema per fare CASINO. Confusione è un termine anche troppo forbito per chi è capace di certe cialtronerie.
Ferma. Mi rileggo e colgo un’acidità esagerata. Cialtronerie!!! La prossima volta “ne avrò ben donde di siffatte ciufole?” corriamo ai ripari. Subito. Scendiamo da questo pulpito alla veloce.
Ha ragione la Pùpla. Sii impermeabile. Fai valere i tuoi diritti con gentilezza e simpatia. Conta fino a 20 (10 è poco, per me). Voglio che quest’anno sia davvero diverso, e voglio smussare i miei spigoli atavici.
Partiamo col piede giusto, quindi, e pensiamo ai lati positivi (elenco puntato, pronta? VIA!)
1) Davanti a me può sedersi anche Moira Orfei, tanto con le nuove file non ci sono problemi di visuale.
2) Non devo fare le corse per accaparrarmi i posti migliori: ognuno ha la sua poltrona, con tanto di numero. Mi pare un ottimo inizio.
Peccato che su quella che mi è stata assegnata sia comodamente seduta una ragazza, in compagnia di altre tre amiche, patetica pantomima del quartetto di “Sex and the city”. Cerco di non fare la mia faccia da culo, e sfodero un bel sorriso, facendole presente che quello è il mio posto (che schifo sedersi su una poltrona ancora calda, ma zitta, ti prego zitta). Questa, con una mimica da corso di teatro by Paolo Di Nita, sospira rumorosamente e prende in mano il suo biglietto, onde accorgersi che ho ragione io. Non contenta, non prova neanche a scusarsi e anzi, con lo sguardo chiede solidarietà al mio Amato Bene, come a compatirlo per la nazista che si è scelto. Ci starebbe bene uno dei miei sgambetti impercettibili, sufficienti a farla crollare scompostamente per terra, ma io stavolta sorrido fino a farmi male alla mascella. E mi siedo, decisa a gustarmi il film.
L’Amato Bene mi guarda con sospetto, ma forse pensa che le libagioni natalizie abbiano avuto un effetto lenitivo sulle mie intemperanze. Bene, buio in sala, tutti ci accomodiamo, iniziano i “prossimamente”. Nonostante siano per me altrettanto sacri che il film stesso, non protesto quando dalla fila davanti i ragazzi alzano il tono delle loro voci, si cambiano di posto svariate volte, si lanciano sciarpe e berretti, ruttano sonoramente ogni volta che parlano. Dentro di me sono SICURA  che, iniziato il film, si metteranno calmi. Ohm.
Nel frattempo, le befane di fianco a me commentano (sottovoce, lo ammetto, ma non abbastanza: l’affronto di prima è ancora fresco) qualche scena confondendo Jude Law con Heath Ledger e Rob Lowe con Robert Downey Junior (ne avessero almeno pronunciato uno come si deve).
(Non fare la saccente. Mica sono tutti pignoli come te. Taci. Non mugolare scandalizzata).
L’Amato bene mi guarda sempre più preoccupato. Di sicuro sta iniziando a chiedersi se per caso un alieno non si sia impossessato del mio corpo, glielo leggo in faccia.
Davanti a me la versione brufolosa di Dragon Ball inizia a litigare con la morosa e a offendere l’amico con epiteti irripetibili, intercalati a bestemmie non prive di una certa fantasia. E’ decisamente troppo, ma mi limito a zittirlo con il mio famoso “shshshshshhhhhhhhh” sibilato e tagliente.
Inizia un poetico scambio di battute, durante le quali io rivendico di avere pagato il biglietto, sempre con più calma possibile, e lui non accenna ad abbassare il tono di voce. Inizia a tremarmi la voce, che da gentile si fa stridente.
Sto per trasformarmi in She-Hulk, e lanciargli in testa quello che resta dei miei Nachos, quando l’Amato Bene, il gran signore, il diplomatico ma categorico, quello che probabilmente aveva sempre sfogato i suoi più bassi istinti cercando di placare i miei, lo afferra per un bavero (ma valida, venne una man dal Cielo) e gli dice con un piglio da Charles Bronson: “Scommettiamo che adesso ti faccio tacere io?”. Tre parole e Dragon Ball è diventato Pokemon.
Bilancio della serata: 0 vittime, 1 mini travaso di bile (ma si deve pur procedere a piccoli passi), 6 ragazzini raddrizzati, 4 befane invidiose del gesto eroico e maschio, 1 eroe, 1 fanciulla salvata, 1 Pùpla premiata con champagnino per i buoni consigli.
BUON 2010 A TUTTI!

 

 
 
 
 
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