ORGANICUS INTERRUPTUS
17.12.2009

Salve, sono Pandora (”Ciao Pandora”)
Sono una junk food addicted. (sottofondo di sospiri, pianti soffocati, un singhiozzo a stento trattenuto.. )
Sì, lo ammetto: mi piace il Mc Menu Royal De Luxe (scuotono la testa, rassegnati)
Dove tenete quelle simpatiche spille con le frasi motivazionali?
Il buffet a fine riunione? L’abbraccio collettivo??
Avrò anche io uno sponsor possibilmente figo?
Questa è la pantomima che quasi tutte le mattine faccio davanti allo specchio alla vista del mio colorito grigiastro, che neanche i lettini al Tiki Sun camuffano più.
Ora basta. Voglio essere pulita dentro (plin-plin): chiamo la Pùpla numero 2 che si è convertita allo stile di vita naturista e ha mollato una brillantissima carriera nel campo dell’architettura per buttarsi a capofitto in un mondo neo hippie fatto di rune, oroscopi, erbe miracolose, massaggi reiki e cibo assolutamente biologico.
Le premetto che sono figlia degli anni ’80: tutto quello che è edonista, superficiale e godereccio mi tenta. Del resto, anche alla Coop non sono mica tanto corretti: mettono vicine le mele perfettamente sferiche, lucide, rosso rubino, (quella di Biancaneve per intenderci)  e le melette asfittiche, color can che fugge, con qualche segno del vermino che è passato.. anche transgenico purchè sia bello.
No, no, nooo. La pùpla mi rimbrotta bonariamente (la ayurveda le vieta collera e stupore) e decide seduta stante di mettermi a regime. La ringrazierò, mi dice.
Come prima cosa vengo dirottata verso il supermercato biologico. Non è un ossimoro: le parole “supermercato” e “biologico” oggi sono perfettamente compatibili, almeno da quando ha aperto una geniale catena di supermercati che vende solo e unicamente prodotti ecologici. Probabilmente hanno capito che per fare nuovi adepti occorreva uscire dal solito circuito di negozietti che odorano di erbe strane dove tutto è molto silenzioso e ovattato, le persone parlano sottovoce, la varietà di prodotti è minima e le parole “lievito”, “al sangue” e “Sodyum Laureth Sulfate” sono assolutamente bandite.
Dopo qualche giro a vuoto (persino il navigatore rifiuta di trovarlo), finalmente lo raggiungo, decisa a fare una vera e propria spesa politically correct. Mi sono persino munita di ben due shoppers bag di stoffa (una della Cooperativa di Cortina e un’altra delle tisane Viropa per gentile concessione del Figurella).
Ovviamente di Salvatempo neanche a parlarne. Ma qualche carrello c’è.
Come prima cosa mi imbatto in una bellissimo bancone frigo che dovrebbe contenere i piatti pronti. I “Giovanni Rana” e “4 Salti in Padella” della situazione. Prendo a caso polpette alla zucca dall’aspetto meno minaccioso delle altre.
Lo yogurt è grumoso, i fermenti lattici sembrano anche troppo vivi e la frutta in pezzi ha un colore inquietante. Non è che metta una gran voglia di fare l’amore con il sapore. Scelgo quello al miele, che almeno è un bel giallo vivo.
Di latte ne trovo almeno 6 tipi, soia, farro, avena, bambù.. e in un angolino misero trovo del latte vaccino non pastorizzato, non sterilizzato, assolutamente da non bollire “per non perdere i principi nutritivi in esso contenuti”. Sarà, io decido di farlo bollire almeno 5 minuti perché non è che abbia questa gran smania di svegliare il batterio intestinale dentro di me.
Pane e crackers non sono molto diversi da quelli normali (a parte un pane azzimo integrale e senza glutine del peso specifico di 40 kg (si intona alla perfezione con il mio pavimento in wengè, potrei usarlo come fermaporte), e le schiacciatine sembrano comunque invitanti dalla loro confezione in plastica di mais biodegradabile.
Che bello, sto diventando una persona eco- friendly! Mi muovo disinvolta tra i banconi e sorrido agli altri avventori con complicità. Vorrei salutare con una frase tipo “Cosmico!” ma poi temo che si sentano presi in giro e preferisco assumere un’espressione illuminata, pacata e radiosa. (NB: Ricordarsi di venire struccata la prossima volta).
Nel reparto profumeria mi faccio irretire per acquistare 3 creme all’ olio di Argan, l’ultima difesa della natura contro i radicali liberi (ma Pannella era così cattivo?). Già che ci sono, compro anche shampoo e balsamo così ho in regalo una simpatica pochette di canapa.
Arrivo alla cassa già purificata, elettrizzata dall’aria ionizzata dell’ambiente; lascio i miei dati perché anche loro hanno una tessera fedeltà e pregusto il momento in cui entrerò di nuovo qui e tutti mi saluteranno sorridenti e sarò la loro cliente fedele preferita. Peccato che il conto superi di gran lunga le mie aspettative, faccio ricontrollare (una cosa che  ODIO, ma stavolta davvero, non è possibile) , tento una timida protesta e una patetica richiesta di sconto per nuovi adepti. Mi guardano in cagnesco.
Rassegnata, presento il bancomat (è plastica e si dissolve in 2 secoli ma lo accettano lo stesso).
Testa alta, petto in fuori. Se ho superato la kefiah e l’eskimo (“Stile e stilettate”), posso superare anche questo. Ben felice di montare sul SUV e sgasargli un minimo di emissioni di CO2 proprio davanti all’entrata.

 

 
 
 
 
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