MISSING
19.11.2009
Chi l’ha vista?
La Pùpla numero 3 era la mia compagna di strada.
Alle medie ci odiavamo più o meno apertamente, consce del fatto che entrambe eravamo le più belline della sezione di francese (e vorrei vedere, c’era un campionario di ciofeche che al confronto Ugly Betty è Belen Rodriguez, mica come quelle della sezione di inglese!). Ogni volta le nostre classi facevano ginnastica assieme ed era una gara a quale delle due avesse la mise più vistosa, dalla tuta giallo pulcino agli scaldamuscoli rosa in morbido mohair.
Per sviare le mire calcolatrici dell’altra, fingevamo di essere attratte dal tamarro col Motron e i jeans attillati onde evitare che il vero oggetto delle nostre brame venisse perfidamente concupito dall’altra.
Al liceo un’entità assoluta con un gran senso dell’umorismo ha deciso che dovessimo essere in classe assieme, e, inaspettatamente ma non poi tanto, è bastata una mattina in banco assieme per suggellare un’amicizia che sarebbe poi durata per i seguenti 20 anni.
La rivalità restava latente, si, ma era diventata una rivalità sana, non di quelle che ti avvelenano l’esistenza (si, lo so, sono ben altre le cose importanti, ma non a 15 anni), e, dopo avere reciprocamente stabilito che l’una non era pericolosa per l’altra e che anzi l’unione ci avrebbe portato a mete più ragguardevoli, patto di sangue fu.
Nonostante qualche allontanamento dovuto a morosi “seri”, a compagnie, sport, passioni diversi, io e lei siamo sempre rimaste molto unite, complici, e non c’è stato momento cruciale delle nostre vite in cui non siamo state chiamate a parteciparvi.
Ad esempio il suo matrimonio. Ero la testimone, e devo dire che è stato uno dei più spassosi della mia vita, concluso bevendo birra al bar del casello con il testimone dello sposo arrivato da Milano per l’occasione (dopodiché ho rivalutato circa un secolo di storia longobarda).
Nonostante la fede al dito, non si era misteriosamente trasformata in una casalinga disperata i cui unici argomenti di conversazione sono la cena per il marito e la suocera che rompe (che poi mi chiedo io: da morosi la suocera è sempre angelica e avanti anni luce, appena si esce dalla Chiesa diventa una strega ammaliatrice capace di ridurre in 3 secondi un uomo adulto ed autonomo in un bambino balbuziente e incapace di intendere e di volere.. qualcosa non quadra..); dicevo, lei era restata quella di sempre: sì, usciva più spesso assieme a lui che non da sola, ma quando era con noi era con noi e basta, e soprattutto non ci sentivamo tradite né abbandonate.
Questo finchè non è arrivato il tenero Jacopo (produttore mondiale di Biogas secondo soltanto alla MEPAX); da quel momento è stato tutto un susseguirsi di esercizi Kegel, riposizionamento della vescica, colostro e crosta lattea, colore e consistenza delle evacuazioni, ragadi dove credevo che al massimo potessero attecchire soltanto dei piercing.
Per carità, Jacopo è una creatura che sa essere deliziosa, sa come farsi benvolere, e ci sono stati non pochi tentativi da parte di tutti per almeno una pacata convivenza dei due universi; non è un caso che io sia stata scelta per essere la sua madrina (anche se sospetto fortemente che sia stato un gesto atto ad offendere mortalmente la cognata “Untempoerofiga” e l’altra “Culorasoterra”) o che l’orario dell’aperitivo sia stato fatto slittare prima del tramonto per permetterle di venire con lui+passeggino+valigia del cambio+seggiolino+giostrina+biberon con biscottata micidiale che al contatto con i miei stivali di camoscio è mutata geneticamente in calce viva.
Sabato scorso abbiamo gettato la spugna: dopo avere percorso in un’ora il tragitto che normalmente richiede 5 minuti (passeggino, giochino che cade, berretta persa 100 metri più indietro..), ci siamo guardate negli occhi e abbiamo tacitamente concordato che io sarei andata a destra, verso la tazza D’oro, il Negroni e il “people watching” crudele con l’amico gay; lei sarebbe rimasta ferma davanti alla Chicco con altre tre neomamme a parlare di taglio del cordone, espulsione della placenta, coliche notturne e graduatorie per asili.
A un certo punto però, davanti a Pinalli, è passato sculettando nei suoi jeans attillati il grande industriale parvenue che voci insistenti dicono essere passato su altre sponde, assieme all’amante ufficiale che ha preso almeno 5 kg dall’ultima volta che si è fatta vedere in giro; i nostri sguardi complici e assetati di gossip si sono incrociati e siamo tornate quelle di sempre, stronze fino al midollo, solo in due gabbie sociali momentaneamente separate.