I'M A BELIEVER
22.10.2009

Tendenzialmente credo.
Di default penso che ci sia qualcuno o qualcosa, un’entità mistica che ci osserva e qualche volta interviene. Un po’ come My Sky: lo si guarda e ogni tanto interagiamo con lui.
Capisco che questo sia un approccio molto semplicistico e “pop”, ma non ho nessuna voglia adesso di fustigarmi con dell’integralismo o di angosciarmi con  l’ateismo (è più facile credere che non credere!!).
Preferisco pensare ad alcuni segnali che mi vengono inviati e che io leggo come segni della “sua” presenza. Quei momenti che ti va tutto così bene che ti senti come Samuel Jackson in “Pulp Fiction” quando non viene colpito dalla raffica di pallottole. Quei momenti che anche a te  verrebbe da citare Ezechiele 25.17 e che ti senti invincibile.
Per esempio.
Esterno giorno, pomeriggio. Sono in macchina intenta nell’opera consolatoria della Pùpla numero 4 (detta anche Cistite per il suo tempismo e la sua pesantezza, ma lei non lo sa); ha appena letto qualche sms compromettente sul cellulare del marito e ha purtroppo già superato  la fase “lo riduco povero adesso vado col primo che incontro e mi fumo la sua carta di credito in un baleno” (al telefono con la Pùpla 3, che fortuna sua è arrivata prima). Io quindi mi sto sorbendo le lacrime intervallate da singhiozzi un po’ smoccolanti, da cui mi sembra di capire che lei gli ha dedicato la sua giovinezza (peccato che mentre vi si dedicava frequentasse il suo ex moroso delle medie). Il viva voce non aiuta quindi mi tocca prendere in mano la cornetta e con lo stesso piglio comunicarle che è ora che riprenda in mano la sua vita e la pianti di fare la gran dama del Lions Club.
Volto su via Ugo Da Carpi e vengo tosto bloccata da un vigile in moto. Ora, il mio look non è dei migliori (infradito e smalto sbeccato sui piedi), sono struccata, ho un ciappo di finta tartaruga in testa. Mi becco una severa ramanzina sui rischi che corro usando il cellulare senza auricolare e sul fatto che sono 5 punti in meno. Non posso buttarla sulla seduzione perché davvero, se fossi in lui piuttosto bacerei sulla bocca Fumagalli; decido di buttarla sulla sincerità. Non tento neanche di trovare una scusa (l’ultima volta avevo provato a dirgli che avevo avuto un grosso problema di salute ma ero appena uscita dal parrucchiere e sembravo Farrah Fawcett, bocciata subito). Inspiegabilmente, lui cambia espressione e mi guarda schifato. Poi mi fa un cenno con la mano e, quasi per arginare il fiume di parole con cui lo sto stordendo, mi fa cenno di andare via. Lassù qualcuno mi ama. (Cistite, tosto chiamata di nuovo per raccontarle dell’inspiegata botta di culo, commenta: gli avrai fatto vedere una coscia, sicuro come l’oro)
Esterno giorno, Piazza Martiri. Saldi.
Mi avvicino titubante alla vetrina di Modà. Cacchio, ha delle scarpe fa-vo-lo-se, quelle zeppe con stoffina Vichy a quadretti bianchi e rossi sono una favola. In fin dei conti, mi dico, le zeppe vanno benissimo, perché slanciano, danno l’idea del tacco, se sono belle non sono volgari, ma al tempo stesso sono co-mo-dis-si-me. Purtroppo so benissimo che non è possibile che ci siano ancora. Porto un mediocrissimo 38,5, per cui durante saldi o svendite non trovo MAI il mio numero. Un numero come il mio in stagione di saldi si trova solo in un negozio Valleverde.  Però. Stavolta il titolare di Modà mi guarda già in un modo promettente quando gli sussurro timida il mio numero (di solito la sua faccia mi dice: “caramia, mi stai facendo solo perdere tempo, qui il tuo numero è esaurito in due nanosecondi e adesso vieni qui, in periodo di Saldi a fare la fighetta..a luglio o porti il 36 o sei uno zero sociale e poi non so se mi piaccioni le donne”). Rientra dal retrobottega con le mie zeppine adorate esattamente del mio numero. 50%. 75 €. Lassù qualcuno mi ama o è feticista.
Estarno notte, fine settembre. Piazza Garibaldi, Carpi. Notte bianca. Dopo SECOLI passati ad adorarlo in silenzio, LUI arriva, bello come un Dio. Non provo neanche ad avvicinarlo tanta è l’emozione. Ma lui viene da me. Mi parla, mi offre una vodka lemon (si ricorda! Si ricorda!!) e attacca con il parlarmi di non so neanche cosa. Io vorrei ascoltare, ma la mia attenzione si riesce a fissare solo sulla sua bocca che si muove, si muove, si muove.. e sulle mie scarpe feticcio che mi stanno trafiggendo i piedi. Senza pensarci, stasera indosso un paio di scarpe da acchiappo davvero notevoli, che slanciano la figura e mi fanno sentire magra e altissima. Si sta realizzando il mio sogno di adolescente sfigata. La mia rivincita. Peccato che i miei piedi inizino a formicolare. Mi sposto da un piede all’altro. Cerco di saltellare per caricare solo una parte del corpo alla volta. A forza di ballare, mi rovescio sulla caviglia e sulla scarpa (nooooooo!) il vodka lemon. Sembro la ragazzina con la flebo de “L’aereo più pazzo del mondo”.
Panico.
Il mio idolo. Il mio mito. Il bellone di cui sto imparando solo ora, dopo 20 anni, a sentire la voce, mi sta parlando di quanto ci si divertiva alle superiori e io NON VEDO L’ORA CHE SE NE VADA PER TOGLIERMI QUESTE MALEDETTE SCARPE CHE MI STANNO DANDO IL TORMENTO GIURO CHE LA PROSSIMA VOLTA ESCO IN ESPADRILLAS.
Decisamente, lassù qualcuno mi ama ma ha un senso dell’umorismo pazzesco.

 

 

 
 
 
 
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