SESTO POTERE
03.07.2008

“Il potere deriva dalla canna del fucile” (Mao Tse Tung)

“Il potere deriva dall’impugnatura del phon” (Sergio)


Ci stiamo specchiando in una vetrina e un refolo di vento ci scompiglia la messa in piega? Usciamo dalla palestra come appena uscite dalla Galleria del Vento? Guardiamo la locandina di Sex and The City e vogliamo i capelli ricci?.. Basta alzare lo sguardo alla ricerca di un qualunque acconciatore e non avremo che l’imbarazzo della scelta.
Un tempo c’era il famoso Gianni, quello dove andavano le mamme e le nonne, che odorava di lacca, fialette e shampoo; c’era Fabio, il “Coiffeur per signora” (ci ho messo tutta la prepubertà a decifrare l’insegna del negozio) inserito meritatamente nel Guinnes dei Primati per aver fatto virare dal grigio al lilla 20 signore in un quarto d’ora netto; e c’era qualche altro parrucchiere rionale “supporter” a cui si ricorreva per le urgenze, ma nulla più.
Con la diaspora di Renzo, la Milly e la Cosetta, e con lo sbarco in Italia di Dinasty e dei Colby, il potere in mano agli acconciatori è cresciuto in maniera esponenziale. Se negli anni ‘70 il cliente aveva ancora qualche speranza di avere ragione, con l’avvento dei moderni parrucchieri quella speranza si è definitivamente azzerata. Ho visto personalmente delle signore, capaci di terrorizzare con un solo sguardo 50 operaie, diventare agnellini non appena indossavano la mantellina rosa e avevano in mano l’ultimo Novella 2000. Si può tranquillamente parlare di spazzola dalla parte del manico.
Forse per impedire a una cliente di mettersi troppo a suo agio, tutto sembra congiurare contro il concetto di comodità: il salone sembra una discoteca, con lavandini microscopici adatti solo a una Padaung, musica a tutto volume, sedili in design innovativi che dopo 5 minuti di phon ti hanno creato lesioni multiple all’osso sacro.
Se tutto questo non bastasse a mantenerti in una posizione di netta inferiorità, appena entri in salone vieni accolta da ragazze efebiche perfettamente truccate e strambamente pettinate che ti sequestrano davanti a uno specchio e ti studiano con malcelato disgusto. Ti trovi lì, coram populi, esposta come un piccolo spartano rachitico; vieni esaminata alla stregua di un caso clinico dal pool di esperti, che alla fine decide il tuo fototipo, il tuo oroscopo, la tua dieta, il tuo uomo perfetto (George? Ma no!) e solo alla fine il tuo taglio ideale.
La fase di lavaggio consta di: mezzo minuto di shampoo, e, ma solo nei saloni più “in”, di 5 secondi di massaggio cervicale, il cui effetto è vanificato dall’essere lasciata per 40 minuti coi capelli bagnati in posizione innaturale a far agire la maschera nutriente (se pensate che un minuto sia breve, provate a passarlo con i capelli gocciolanti, la testa all’indietro e il balsamo da far penetrare, poi mi direte).
Con la fase colorazione vieni abbandonata in un angolo sotto la luce di lampade a infrarossi che ti orbitano intorno, mentre la pappetta in testa comincia a colare e a prudere terribilmente. (Ho ancora un dito blu dall’ultima volta che non ho resistito e ho cominciato a grattarmi nervosamente). Tutto ciò per ottenere un colore di capelli assolutamente opposto a quello timidamente richiesto e tragicamente, irreversibilmente definitivo.
Il tuo ego viene poi letteralmente evirato dal taglio (un turbinio di sforbiciate, spettinate, sfilettate, rasoiate che neanche Edward Mani Di Forbice) e dalla messa in piega, dove la fantasia perversa dell’Hair stylist trova la sua massima espressione: qualunque tuo desiderio viene deriso e ignorato, tu non sei il tipo, ti dicono.
E finisce che te ne vai a casa con la cervicale, i capelli arancioni, la frangia alla Courtney Love, una sporta di costosissimi prodotti che hai dovuto comprare se volevi avere una via di fuga. Ogni volta giuri che non ci ricascherai, che sarai chiara, ferma e decisa; ma tanto lo sai che non ce la farai e che, quando l’intero salone sarà alle tue spalle in attesa di un verdetto, farai la faccia estasiata e oserai pure chiedere di tenersi a mente tutto perché la prossima volta vorrai essere pettinata proprio così.
Averli al governo soggetti del genere! (o forse ci sono già?)

 
 
 
 
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