IL CARO ESTINTO
27.8.2009

Funerale di mezza estate.
La calura trova un po’ di sollievo all’interno della Chiesa, il de cuius mi era indirettamente caro quindi, passato lo strizzamento di budella per il dispiacere di circostanza, posso sedere in disparte, oltre le prime tre file degli intimi. In questo modo posso stare lì a pensare ai fatti miei; ma non fatti miei del tipo: “quanto è transitoria la vita”, “solo nasci e solo vai”, “oggi ci siamo domani chi lo sa quindi possiamo darci alla pazza gioia”.. peggio, molto peggio.
Penso a quella gonna che ho visto da Tsunami e che se finisco in tempo corro a comprarmi. Penso che mi voglio iscrivere al corso di Pilates perché la mia power house sta dando segni di cedimento che neanche l’Abruzzo.
Penso a chi possa essere quella lì che sembra la vedova Ricci tutta in nero e non è neanche della famiglia; e, mannaggia, guarda l’altra a destra che a 12 anni sembrava una scopa secca e adesso sembra Ilaria Spada, deve essere la nipote della cognata del defunto, ma non vivevano a Como? Bello il lago di Como, chissà se George Clooney ha ancora la casa lì.
Soffermo lo sguardo anche sui ragazzi di Salvioli che sono proprio bellocci, forse un po’ troppo “bodyguard” ma vuoi mettere con lo stile “Totò jettatore” di una volta? Di sicuro riceviamo più conforto da un moraccione alto due metri, vestito alla “Men in Black” e con l’auricolare da “Matrix”!
Un barlume di coscienza, (leggi: la zia ricca e putta che disapprova il mio sguardo vacuo e assente) mi richiama all’ordine (leggi: mi dà un buffetto sulla spalla con la delicatezza di Hulk Hogan). E un barlume di angoscia mi fa sudare freddo.
Perché prima o poi arriverà anche il mio momento, (tiè), e porca zozza, anche i miei cari, persino quelli più intimi, tra una lacrima e l’altra, faranno vagare i loro pensieri su ordinarie magagne invece che concentrarsi su di me. Anche loro, mi domando, non vedranno l’ora di togliersi i tacchi e le gramaglie e riposarsi i in santa pace? Ecco, penso, invelenita verso gli ingrati figli che ancora non ho; bella gratitudine per avere dato loro la vita!!
Oppure, mi illudo che sarà una cosa grandiosa: l’ultimo, grande spettacolo degno di me. Del resto sono stata sempre così buona con tutti.. e cos’è questa cosa assurda dei funerali a  porte chiuse, con l’annuncio dato “ad esequie avvenute”? Ma vogliamo dare a questo poveraccio, che già è morto, la gioia di un minimo momento di protagonismo???
Già me lo immagino, il mio: il pulpito sarà gremito di gente (tra cui personalità del calibro di Obama, William d’Inghilterra e Fedro del Grande Fratello) che, microfono in mano e disperazione nel cuore, si strapperà i capelli come in un quadro di Gèricault e si batterà il petto. I miei ex fidanzati scuoteranno mesti il capo e penseranno che mai nessuna donna li ha mai presi quanto me e nessuna mai reggerà il confronto. Le mie amiche uguale. I miei (ipotetici) figli si sdraieranno sulla bara e il mio (ancora più ipotetico) marito (stranamente somigliante a Johnny Depp) deciderà di evirarsi e rinchiudersi in un monastero tibetano per elevarsi spiritualmente al mio livello. Il tutto è talmente vivido nella mia testa che mi viene la pelle d’oca, pensandoci mi commuovo e di fianco a me la nonna del genero del defunto pensa quanto sono sensibile.
Dopo 40 lunghissimi minuti la funzione termina, mi scuoto da questi pensieri perversamente macabri e usciamo dietro al feretro.
Sul sagrato della Chiesa passa una signora in infradito e pantaloncini corti con la borsa della spesa nel carrello della bici.
Due mamme con passeggini chiacchierano ferme all’incrocio. Un signore porta a spasso il cane.
Non è neanche mezzogiorno.
Va là, mentre vado da Tsunami mi fermo da Sacchi per una biolca di stria secca, non fa neanche un gran caldo e tutte queste emozioni richiedono dose doppia di carboidrati e grassi idrogenati complessi e transgenici.

 
 
 
 
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