L'ITALIA S'E' DESTA
11.6.2009

Ci sono celebrazioni nella vita di ognuno di noi. Partiamo con il compleanno (o, in alcuni casi di “rincoglionimento da primo figlio”, il complimese), poi con i primi anniversari, il primo bacio, la prima volta, il primo appuntamento, la prima litigata, le nozze di carta, cartone, vetro, il primo divorzio.. e così via. Siamo molto bravi a rendere speciali e indimenticabili questi momenti, giusto per avere dei quarti d’ora di celebrità che di anno in anno devono essere sempre più memorabili, giusto per avere il pretesto di fare una mini lista regalo da Malavasi o a Moda Viaggi. Sotto sotto siamo tutti un po’ Noemi Letizia!
Dove invece siamo più fallaci sono le festività nazionali, 25 Aprile, 1° Maggio, 2 giugno.... che ai più passano spesso e volentieri inosservate..
Doveroso il paragone con i mai manchevoli, ipervitaminizzati, cresciuti a pane ed amor patrio americani. Loro hanno 4 secoli di storia se sono tanti. Capite bene che le poche ricorrenze che possono prestarsi a un minimo di festeggiamenti debbano venire sfruttate con grande dispendio di forze e di mezzi, fuochi d’artificio e cotillon. Vi siete mai trovati in un qualsiasi punto degli USA il 4 Luglio? Io ero all’altezza del Ponte di Brooklyn assieme a un migliaio di neo cittadini americani (provenienti da Portorico, Messico, Perù, Pakistan, Cina) a guardare i fuochi di Macy col naso per aria, e, sarà stata la grandezza e la munificenza dell’evento, sarà che tutti sapevano le parole dell’Inno a memoria, e lo cantavano, sarà che mi ero bevuta due birre medie (corrispondenti a 4 delle nostre), ma mi è venuta la pelle d’oca e, come al solito quando bevo, amavo tutti.
Gli altri americani, quelli che non avevano dovuto sudare, pagare o corrompere per la Green Card, erano nei loro giardini a grigliare le costine di brontosauro (viste le dimensioni non possono essere bovini) o a qualche festa a tema negli Hamptons. Qualsiasi cosa era a stelle e strisce, cappottini dei cani compresi. Chiunque di loro era fiero di essere americano, e voleva urlarlo al mondo. Persino a “Sentieri” l’evento forte della stagione è il barbecue di Ed Bauer, teatro di trame, cospirazioni, riconciliazioni e nuovi amori (secondo soltanto al Pranzo del Ringraziamento di  Marion Cunningham). Per loro, ogni pretesto è buono per buttare della retorica nazionalistica in ogni film, che sia “Indipendence Day” (gli Alieni sembrano un po’ comunisti soverchiatori e crudeli mangiabambini) o Forrest Gump (non importa se sei ritardato, sfigato o brutto: basta che tu non sia comunista).
I cugini francesi non sono da meno: il 14 luglio celebrano la presa della Bastiglia e il rovesciamento della monarchia. A Parigi e in qualsiasi altro paesino della Francia, parate militari, orchestre per strada, fuochi d’artificio bianchi, rossi e blu. Il top è andare in metropolitana alle Tuileries, con una bottiglia di champagne e brindare come se fosse Capodanno. Le strade da Place de La Concorde a Montparnasse sono chiuse e una fiumana di gente vi si riversa per fare del gran casino fino a tardi.
Il 2 Giugno ero in Piazza a Carpi, chissà mai se c’era qualcosa di diverso rispetto alle solite fiacchine domeniche carpigiane. Dopotutto, il 2 Giugno è nata la Repubblica Italiana (al secolo nota come “ufficio complicazione cose semplici”) e hanno mandato in esilio i Savoia (onde poi farli vincere a “Ballando con le stelle”).
In effetti, ho notato che qualche differenza c’era: erano chiusi Tezenis, l’Oviesse il Bar Teatro e per un aperitivo abbiamo dovuto ripiegare su un triste baretto che non aveva il mio amato Rosè. Sfiga ha voluto che fosse meco l’amica parigina in viaggio di lavoro, incuriosita e piuttosto scandalizzata dall’indifferenza che regnava.
“Ma come?- sbottava indignata con una deliziosa “erre moscia” e con quella puzza sotto al naso così francese- Siete il paese più bello del mondo, avete monumenti e tesori che turisti e studiosi vengono a visitare da ogni dove, possibile che neanche per la festa della republique facciate nulla???’”
Stavo annaspando con giustificazioni campate per aria quando una voce alle mie spalle mi ha tolto dall’impasse: “ Signorina, noi facciamo il ponte, e alla fine spendiamo anche meno”. Inutile precisare che gli ho offerto io il Martini che stava bevendo.

 

 
 
 
 
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