HAPPY FEET
4.6.2009

Estate, caldo, afa, ansia.
Ansia da esame, da presentazione bilancio, da prova costume, da scarpe aperte.
Invecchiando (no, dai, maturando!), sono sopravvissuta al terrore da esame, sono riuscita a non utilizzare la mia laurea scampandomi le estati terribili delle dichiarazioni dei redditi; ho faticosamente imparato ad ignorare le gigantografie di culi perfetti e sbeffeggianti ogni volta che entro in farmacia per comprare l’ennesimo integratore che promette miracoli. Del resto, lettori, così è se vi piace. Superati i 35, o ci si danna 20 ore al giorno tutti i giorni praticamente digiunando, o si raggiunge la consapevolezza che più di così si muore, e che Heidi Klum che porta ancora la 42 al quarto figlio, in verità si chiama Afrodite-A e viene da galassie lontane.
La più difficile da superare, però, è stata l’ansia da scarpe aperte.
Ho sempre odiato esibire i miei piedi, li ritenevo inadatti, troppo lunghi e magri, al punto da nasconderli sotto la sabbia preferendo l’effetto focomelico a quello “BIG FOOT”. Era anche abbastanza facile perché quando non ero in spiaggia, ero sulla battigia, e le onde che li lambivano riuscivano a camuffarli.
In città era già più complicato: per i miei primi 25 anni mi sono ostinata ad indossare scarpe chiuse (Vans, All Star, Superga, Nike) nonostante la colonnina di mercurio sfiorasse i 40 gradi, e i miei poveri piedi si vendicavano emettendo al tramonto esalazioni mefitiche.
La sera, rinfrescava abbastanza da giustificare le decolletè nere col tacco chiuse davanti, magari di satin e non di pelle. Invidiavo le amiche disinvolte su ciabattine deliziose e dall’aria fresca e confortevole.
In occasione di un’estate a dir poco torrida, di un moroso sul feticista andante e di una estetista che, estasiata, ha magnificato il collo del mio piede e la mia caviglia sottile, circa 10 anni fa ho fatto il grande passo e ho spavaldamente spianato un paio di Havaianas rosse e le unghie dei piedi perfettamente in tono. Da lì in poi, è stato un crescendo di acquisti compulsivi sfrenati: smalti di tinte improponibili (perché sulle mani meglio naturale, ma sui piedi è moooooolto “cool” osare nuances spavalde), creme per i talloni screpolati (ma quanto sono brutti), lime e limette per lisciare, strani aggeggi elettrici che modellano l’unghia con una specie di pietra pomice conica. Per non parlare di sandali fetish, zeppe, scarpe con plateau “open Toe” che hanno dato una sferzata di vitalità ai miei venerdì sera (ma quanto sono maniaci gli uomini!!) ..Nuove frontiere spenderecce che hanno però portato nuovi, enormi, amletici dilemmi; uno tra tutti: la ricerca della Scarpa Estiva Perfetta.
Le infradito (Havaianas sempre!) sono il massimo della vita: costano poco, hanno colori favolosi che si adattano a qualsiasi maglietta o stato d’animo, sono stra-comode. Peccato che non siano esattamente consone al dress-code dell’ufficio e, diciamocelo: quante volte i nostri mignoli un po’ troppo esposti hanno rischiato lo sfracellamento se nell’arco di 50 centimetri c’erano più di due persone o un ignaro spigolo del tavolino del salotto?
Ogni settimana intensifico i pellegrinaggi da Bellelli e Modà, alla disperata ricerca della scarpa che fa per me, senza gran successo: le Birkenstock saranno anche di tendenza, comode e, da quando le disegna Heidi Klum, meno luterane, ma il mio senso estetico si rivolta al pensiero di indossarle: non so perché, ma ogni volta che le calzo, mi sento pendere verso il centro sinistra. Persuasione occulta.
Sono tornate di gran moda le ballerine. Carucce, deliziose e non troppo impegnative. Eppure, paradossalmente stanno malissimo con il piede lungo e magro, mi spostano il baricentro troppo all’indietro e assumo l’andatura da “Mars Attacks”. Con il sex appeal di Olivia, però.
Le zeppe sono quello che più si avvicina alle mie esigenze, perché alzano (e se alzano!!) di 5 cm buoni, fanno sembrare il piede piccolo e arcuato al punto giusto, non sono troppo impegnative di giorno e possono andare benissimo anche di sera. Se però sono fatte come le esapadrillas, attenzione perché non ammortizzano e si rischia la tendinite. Se sono di sughero gli stilisti misogini e perversi le fanno con la base sottilissima, così, se si perde l’equilibrio, si rischiano 10 giorni di gesso. Se sono di legno, pesano circa 10 kg, e dopo altro che polpacci affusolati!
Ironia della sorte: dopo anni passati a far pace con l’idea di esibire i miei piedi, quest’anno sono tornate di moda le Superga puzzolenti e certi stivaletti estivi pari pari che mozzano in due il polpaccio e mortificano le gambe meno che perfette. Mi sa che trasmigro a capo Nord. Là i miei amati UGG vanno bene 365 giorni all’anno.

 

 
 
 
 
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