SHOPAHOLIC
22.01.2009
Dopo anni di trasferte fantozziane al Grandemilia o all’Esselunga, sapere che nella mia amata cittadina avrebbe aperto una Coop come Dio comanda, un centro commerciale come si deve, mi riempiva di orgoglio: Carpi se lo meritava!
In effetti, lasciando da parte quella di Via Magazzeno (tuttora poco degna di nota), la posizione della Coop in Via Peruzzi era assolutamente infelice, tutta di sghembo, con un parcheggio sadicamente ostile, e i vigili proprio lì davanti: non era possibile dimenticarsi un discorario, lasciare la macchina con le quattro frecce o sostare col motore acceso senza che una vigilessa ben lungi dall’assomigliare alla Fenech non lasciasse una bella contravvenzione.
Inoltre eravamo tutti un po’ stanchi di fare la spesa in un sotterraneo claustrofobico dove persino i generi alimentari risentivano delle luci artificiali, o di riaffiorare in superficie in mezzo alle mutande da signora strategicamente messe di fianco alle vestaglie da ospedale.
Abbiamo tutti atteso con ansia l’inaugurazione della nuova Coop (io personalmente avevo anche partecipato al concorso per scegliere il nome, contravvenendo alla mia istintiva avversione per questo genere di iniziative!), e, come ogni grande aspettativa della nostra vita, anche questa è stata delusa.
Certo, la struttura è ben fatta, luminosa, accogliente, i parcheggi sotterranei sono utilissimi in caso di pioggia, neve o anche sole cocente, la pizza di Altero è qualcosa di sublime e mi riporta ai tempi dell’università quando la divoravo sognando davanti alla vetrina di Adani Sport (un giorno tutto questo sarà mio, mi dicevo): ma qualcosa non torna. Innanzitutto il nome: Borgogioioso. Ben scelto, con rilevanza storica, simpatico: peccato che l’humour carpigiano lo abbia immediatamente sottoposto a storpiature impietose: Borgo noioso, Borco porcoso, Porco gioioso e molte altre irripetibili..
Dentro alla Coop, poi, gli spazi sono sì più ampi, gli scaffali invitanti, e le roller riescono a pattinare senza gambizzare nessuno perché i corridoi permettono un flusso di gente notevole; peccato che la divisione in due corsie centrali renda più difficile orientarsi (a differenza del Grandemilia che ne ha solo una), per cui se voglio comprare una Levissima devo attraversare la cancelleria, glissare gli ammorbidenti, ignorare i sottaceti e finalmente mi trovo nel reparto acque. Se non seguo questo ordine rischio di trovarmi in mezzo al tessile casa (e ci scappa un acquisto compulsivo di federe in cotone egiziano che decido essere assolutamente indispensabili). Le prime volte, il tempo medio di una spesa era aumentato di almeno 30 minuti, senza contare che le casse dispongono di un vassoio di raccolta spesa microscopico e la congestione nelle ore di punta era tragica.
Con l’abitudine, il Salvatempo e la Spesa Fai DA Te, le cose sono sensibilmente migliorate, e poi la spesa è da fare, quindi tanto vale rassegnarsi..ma trovo che la pecca maggiore del Borgogioioso siano i negozi di contorno: la Comet, che fa rimpiangere il Wainer dei tempi migliori, soprattutto perché gli sguardi vacui degli addetti alla vendita dissuaderebbero anche Steve Jobs dall’acquistare un Ibook; un tristissimo e microscopico Benetton, dove troviamo gli scarti degli store di Modena e provincia; la Champion, gloria e orgoglio della città, che però rifila seconde scelte a prezzi di top class; una Peloqueria poco convinta; la profumeria più triste e sguarnita che io abbia mai visto (espositori cacciati lì senza arte né parte, commesse poco gustose e assolutamente avare di campioncini); infine, menzione speciale a Scarpe e Scarpe: non ho mai visto tante cattiva fattura e cattivo gusto messi assieme. Salvo la OBI perché deve essere spartana e “raw”, e in questo siamo certi di non essere assolutamente delusi (anche se riesce difficile infilare il carrello in una delle corsie e quando ci si incrocia con un altro, inizia il balletto per farlo deragliare nelle corsie laterali).
In una parola: CHEAP.
Va bene, ammetto che il mio centro commerciale ideale dovrebbe avere almeno un Dean & De Luca, uno Zara, il piano terra della Galeries Lafayette, un Mac cosmetics (o, in mancanza, un Sephora), e il reparto sportivo come Niketown, quindi sono consapevole che il mio target si discosti decisamente dal carpigiano tipo (sicuri??); ma quando affioro dal tapis roulant e mi trovo in quell’androne che sembra un hangar e vengo assalita dal rappresentante dei depuratori d’acqua per osmosi inversa,o dai venditori delle poltrone Global Relax, arrivo persino a rimpiangere voce metallica al microfono della vecchia Coop di Via Peruzzi che annuncia “Tra 15 minuti IL GRANDE COOP chiude”.