BABBO BASTARDO
7.01.2009

In America, basta che l’etichetta dica: “Made in Italy”, “Italian Style”, “Italian-qualsiasicosa”, che immediatamente quell’oggetto andrà a ruba e diventerà l’oggetto del desiderio di milioni di americane. Su Cosmopolitan USA una lettrice si spinge a dichiarare che il suo proposito per l’anno nuovo è guarire dalla sua dipendenza dal “Cappuccino Italian Espresso” di Starbucks, e non dimentichiamo Madonna e la sua t-shirt ITALIANS DO IT BETTER. Il nuovo idolo delle teenager americane è un certo Domenico di Milano: questo tipetto con la faccia da pirla ha partecipato a un reality dove si contendeva l’amore di una starlette (tale Tila Tequila): non ha vinto, ma ha avuto talmente successo grazie alle sue mutande con la bandiera italiana e alla sua interpretazione del latin lover, che gli hanno dato un reality tutto suo, dove è lui a scegliere la ragazza dei suoi sogni. Neanche da dire, la scenografia dello show è “all’italiana”: tovaglie a quadretti bianche e rosse, salami e prosciutti che pendono dal soffitto, fiaschi di vino sui tavoli, e per sottofondo musica di mandolini. Se vogliamo, hanno un’idea un po’ stereotipata degli italiani, ma là funziona.
La cosa buffa è che da noi è esattamente il contrario:tutto quello che è americano ha un fascino particolare, sporadicamente e sadicamente con effetto boomerang: Rossano Rubicondi era uno sconosciuto in cerca di fama che anelava al gran salto facendo il ragazzo immagine (vabbè..): è andato in America, ha sposato Ivana Trump ed è ritornato in patria da vittorioso nuovo pupillo della Ventura. Il problema è che noi non siamo bravi quanto loro e alla fine, imitandoli, diventiamo anche un po’ caricaturali.
Confesso: anche io tendo a mitizzare ciò che “sa” di americano: durante i miei viaggi faccio incetta di magliette e felpe Abercrombie & Fitch, tutte belle sdrucite e lise che se le vendesse Armani si beccherebbe una denuncia dall’ADUC. Seguo quelle diete assurde e sbilanciate tipo la Dieta a Zona (solo proteine) e la Dieta South Beach (praticamente si beve e basta). Ho tentato in tutti i modi di far prendere ai miei capelli la piega “alla Rachel”, ( ma non ho considerato che la Aniston vive in California, dove l’umidità non esiste: appena uscita di casa, avvolta nella nebbia mattutina, il crespo ha avuto la meglio e sembravo Monica Vitti dopo che era stata picchiata da Alberto Sordi) e ho comprato anche io gli UGG solo perché le gemelle Olsen li indossavano anche in spiaggia (a proposito: non sono impermeabili e la neve si infila nelle cuciture..). La mattina mi sveglio mezz’ora prima per cucinare i pancakes (digeriti verso le 11.30) che non vengono MAI spugnosi e leggeri come nei caffè americani, e mi illudo di essere una “working girl” in carriera se sorseggio dal bicchiere termico il cappuccino del Macao, anche se il polistirolo compresso e tristemente privo di logo non è la stessa cosa della paper cup di Starbucks.Un anno ho addirittura tentato di cucinare un tacchinone per il giorno del Ringraziamento, e la notte del 31 ottobre, invece che inveire e cacciarli a casa con male parole, lascio sempre un dolcetto ai bambini dei vicini che suonano il campanello (altra eredità oltreoceano); a Natale, come tutti, subisco bovinamente il fascino dell’esagerazione e faccio a gara col vicino su chi ha le luminarie più esagerate e l’albero più carico di paciughini coloratissimi. Ogni anno in azienda mettiamo quegli alberelli con la fotocellula che cantano ogniqualvolta uno passa (infarto miocardico immediato) e accetto caramelle da sconosciuti Babbi Natale (con scarpe di Prada e un po’ troppo snelli) che sotto i portici distribuiscono dolcetti e Vin Brulè.
Sia chiaro quindi che non parlo per eccessivo nazionalismo o diffidenza e chiusura verso ciò che è straniero: voglio però appellarmi alle autorità Comunali perché qui bisogna mettere un freno al cattivo gusto, se no arriveremo al punto che qualcuno metterà sul tetto tanto di slitta trainata da vere renne (importate di straforo e drogate per l’occasione).
Sindaco, Giunta, Assessori, Consiglieri..in nome del senso estetico che ormai è l’unico a tenere alto il nome degli italiani.. possiamo dare fuoco ai fantocci inquietanti di Babbo Natale (pardon: Santa Claus) appesi ai terrazzi delle case carpigiane? In mancanza di una vostra risposta in merito, fonderò il Comitato BABBO BASTARDO (costola del Comitato di Liberazione dei Nani da Giardino) e mi occuperò personalmente di rimuovere dalle case della mia amata cittadina qualunque addobbo kitsch offenda il mio senso estetico.
Ammetto che in fondo l’idea mi solletica: ho sempre sognato di avere un pretesto per indossare la tutina nera di Eva Kant.

 
 
 
 
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