PROFUMO
18.12.2008

Esteè Lauder sosteneva che, a differenza di scarpe, pellicce, gioielli, un cosmetico di fascia alta è un lusso affrontabile: la spesa non è così alta da farci desistere dall’acquistarlo. In parole povere, anche nei periodi di ristrettezze, comprarsi un rossetto in confezione deluxe non ci crea i soliti, tragici dilemmi del tipo: pago l’affitto o compro le scarpe di Modà?
Nel mio caso si può parlare di vera e propria sindrome: da piccola tutti volevano fare il dottore (o forse mi confondo e volevano soltanto giocarci), l’astronauta, la maestra.. io invece sognavo di aprire una profumeria. Osservavo rapita mia madre che si metteva il rossetto rosso rubino e si cotonava i capelli con una lacca che negli anni ’90 venne bandita dal mercato per eccessiva emissione di CFC, e di nascosto provavo ad imitarla, con un effetto leggermente diverso (Amy Winehouse ante litteram). Di nascosto mettevo anche il Labello rosa, che dava una leggera ombreggiatura rosata e ne passavo più mani, per dare l’effetto gloss che fino ai 15 anni mi era stato proibito. La profumeria ha sempre rappresentato per me un sacrario, con le ondate di profumo che ti avvolgevano discretamente appena entravi, le luci vivide, gli espositori pieni di ogni ben di Dio, e i campioncini. Una delle mie più care amiche nella blogosfera si chiama Profumissima, l’unica che finora ha battuto il mio record di acquisto compulsivo di gloss nell’eterna e vana ricerca del color carne perfetto.
Adesso sono cresciuta e non mi trucco più di nascosto con quei terribili ombretti comprati all’Oviesse, né mi metto il deodorante Debby spacciandolo per profumo, ma sempre, nel momento in cui varco la soglia di una profumeria, che sia Pinalli, Le Galeries Lafayette, La Rinascente o Sephora, avverto il brivido e l’emozione che provavo da piccola, e dimentico i vivi e i morti per lanciarmi in un giro vorticoso di acquisti.
Quando però voglio davvero sentirmi una regina e non l’ennesima bulimica dello shopping, vado da Emilio.
Emilio ha un piccolo negozio in centro a Carpi, ereditato dai suoi genitori che vendevano articoli per la casa. Appena ha avuto una briciola di potere decisionale, ha cominciato a specializzarsi nella vendita di prodotti cosmetici che in Italia erano praticamente introvabili. Solo lui ha le linee Biodroga, Perricone (il chirurgo estetico di Hollywood!), Le Clerc Paris, Swedish Beauty.. e molte altre: non so se in effetti siano davvero così miracolose o efficaci come promettono, però so che, in un calderone di Creme de La Mer, Chanel e di Lancome, dire che uso la crema di Perricone mi fa sentire speciale e molto, molto vip.
Per sentirsi tale, del resto, basta entrare nel suo negozio e vedere come tratta ogni singola cliente: lui riesce a far sentire speciale chi gli compra il ricambio delle lamette da barba del marito così come chi gli chiede la crema dei miracoli.
Certo, non si deve avere fretta, perché di ogni prodotto lui ti racconta la storia, la composizione e come agisce, addentrandosi persino nella chimica complessa molecolare, tant’è che riesce a rendere poetica anche la lista degli ingredienti. Lui sa cosa spinse il Dottor Perricone a non fare una crema troppo grassa, e che le sue creme non agiscono sul derma, ma sul tessuto muscolare sottostante. Lui sa perché il rappresentante della Malin+Goetz fa un ricarico esagerato sui prezzi dei prodotti e perché di questi prodotti la gamma è limitatissima. Sbagliatissimo chiedergli un profumo che anche solo lontanamente rientri nella grande distribuzione: le essenze che vende Emilio sono create da “nasi” illustri, che dopo avere venduto l’anima alle grandi multinazionali, hanno creato le loro linee di nicchia. Tu gli chiedi una sensazione, una scia, e lui comincia a sventolarti davanti le sue cartine profumate raccontandoti tutto quello che ci sta dietro. Grazie a lui si è avverato il sogno di una vita: più persone mi hanno fermato chiedendomi che profumo usavo. E vedere la loro faccia stupita e ammirata (chi è costei?) quando gli snocciolavo il nome semisconosciuto mi ha ripagato di tante ore passate nel suo negozio a fare prove su prove e di tanti acquisti non sempre congrui.
In un mondo sempre più serializzato e globalizzato (da dentro un Sephora non sapresti dire se sei a Bologna, a Milano o a Parigi) Emilio riesce a mantenere l’unicità, e farti sentire speciale: scusate se è poco.
Perché io valgo.

 
 
 
 
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