CUL DE SAC
13.11.2008

Ci sono stati tempi in cui i sommi poeti (Dante, Petrarca, Leopardi per dirne solo alcuni) si struggevano per noi, fino a morirne.. Le canzoni che ci venivano dedicate erano ben altra cosa rispetto a “Bella Stronza”, e non c’era pozzanghera che non venisse coperta dal mantello di un giovane cavaliere per non farci bagnare i piedini.
Ammetto che allora essere donna aveva anche i suoi svantaggi, (spero così di non trovarmi sotto casa un drappello di residuate dell’UDI che cantano “Dalla costola di Adamo, sei volata via lontano..”), però.. che volete, c’erano anche un bel po’ di vantaggi o, come le definisco io, VIE DI FUGA: piccoli, innocenti espedienti che chiudevano la bocca all’altro sesso in due secondi, qualsiasi fosse stato il torto da voi commesso.
1) IL PIANTO: Non c’era uomo che non si facesse intenerire dalle lacrime di una donna: si poteva essere nel mezzo di urla, offese, silenzi, punizioni.. nell’istante esatto in cui il labbro inferiore di “lei” tremava, le sue spalle iniziavano a sobbalzare, l’occhio le si faceva umido e la voce tremula, allora il muro di freddezza crollava, in “lui” sopravvaleva l’istinto protettivo e finiva tutto in un abbraccio consolatorio. Provate a piangere oggi: tutto quel che ricaverete saranno kleenex usati pescati nella tasca dei suoi pantaloni; pescati da voi, però. Perché al giorno d’oggi, basta che i nostri occhi si inumidiscano appena (magari per una lente a contatto storta) e lui si darà alla fuga a gambe levate per non rischiare di avere al proprio fianco una donna troppo emotiva. Sempre che non sia lui il primo a piangere perché adesso anche gli uomini possono farlo senza temere di venire messi alla pubblica gogna..
2) LO SVENIMENTO: c'è tutta un’iconografia cinematografica e letteraria che vanta almeno uno svenimento femminile nel momento "clou" della vicenda (da Via col vento a The Rocky Horror Picture Show). Svenire, per la donna, equivaleva a tirarsene fuori elegantemente, come per dire: è troppo per la mia delicata personcina. E subito accorrevano drappelli di uomini a stringerla vigorosamente tra le braccia, scuotendo il boccettino dei sali (qualcuno ha mai capito di che sali si trattasse??). Se proprio la donna era troppo audace, e a svenire non ci pensava nemmeno, arrivava qualcuno (uomo) da dietro con del cloroformio e tiè. Purtroppo, oggi, ricorrere alla perdita dei sensi comporta certi rischi, perché allora alla peggio ci venivano sventolate sotto al naso delle sostanze puzzolenti; di questi tempi, se svenite ci sono due possibilità: nessuno vi tocca o vi muove per non incorrere nell’ira funesta del vetturino dell’ambulanza (che non vuole grane con l’assicurazione), oppure arriva (non richiesto) il medico della situazione che casualmente ha con sé un defibrillatore tascabile e allora sono cazzi. Sempre che nessun ladro necrofilo nel frattempo vi abbia rubato il cellulare e la catenina d’oro.
3) IL MAL DI TESTA: mi ci soffermo il giusto: grazie a quelle sottospecie di reality di terza serata dove un sessuologo incontra coppie in crisi e l’inquadratura finale li vede a letto per celebrare la ritrovata intesa, avvallare il mal di testa per sottrarsi ai doveri coniugali può innescare meccanismi molto peggiori (tipo: “Dai, parliamone”, così il mal di testa viene davvero). Fine di un’epoca. Sic.
3) QUEI GIORNI: La Somma, Estrema, Ultima Via di Fuga, l’Ultimo Baluardo, quello contro cui neanche Rossano Rubicondi ingrifato avrebbe mai avuto via di scampo… dieci anni fa. Ammetto di esservi ricorsa anche io, in passato. Le “innominabili” mestruazioni hanno sempre esercitato nell’uomo un senso di mistero e repulsione, e da sempre abbiamo saputo sfruttarle a nostro favore. Non avevamo voglia di accompagnare il moroso allo stadio? Ci eravamo svegliate con la voglia di sputare a chiunque osasse rivolgerci la parola? Volevamo sparire in bagno a fumarci una sigaretta durante l’ora di ginnastica? Bastava far intuire che eravamo in “quei giorni” e magicamente eravamo lasciate in pace con le nostre paturnie. Questo prima che un genio della pubblicità decidesse che i Lines Seta Ultra erano perfetti da mettere sui bocchettoni dell’aria dello scompartimento di un treno per coprire gli odoracci da fuori. Neanche la barzelletta di Dracula che si fa un tè con un Tampax usato era mai stata così spudorata; “loro” sono diventate un argomento di cui si può tranquillamente parlare e discutere, anzi, ci si sono ritorte contro. Provate a essere un tantino più acide del solito col fidanzato, scommetto 10 a 1 che vi chiederà se per caso non siete in quel periodo, e invece che darsi saggiamente alla macchia o darvela vinta come avrebbe fatto qualche anno fa, vi accompagnerà in farmacia perché ha visto sulla Gazzetta dello Sport la pubblicità di un farmaco che fa miracoli.
Sì, queste vie di fuga con l’avanzare del tempo e dei diritti della donna, si sono rivelati dei veri e propri “cul de sac”, e un po’ mi dispiace non essere una di quelle eroine da romanzo che devono solo piangere, svenire, accusare malori ed essere salvate dal Principe Azzurro (magari dotato di Visa Platinum Deluxe): non è sempre bello essere una specie di Wonder Woman transgender; a parte quando vado alla OBI e vedo la faccia del commesso stranito mentre mi barcameno senza difficoltà tra seghe circolari, fresatrici, trapani e compressori.
Dopo tutto, anche questo è shopping.

 
 
 
 
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