CINEMA PARADISO
16.10.2008

Adoro andare al cinema: il grande schermo ha su di me l’effetto del “Mago di OZ” su Judy Garland: occhi sgranati, bocca spalancata, estasi dipinta sul volto (però non canto ogni 5 minuti, non mi faccio le trecce, né mi tiro dietro un cagnolino rompicoglioni). Al cinema qualsiasi film assume un’aria completamente diversa; potrei anche tirarmela uscendo con la storia che “Manhattan” fu girato in bianco e grigio, anziché bianco e nero: il grigio dava molto più spessore, sfumature e sgranatura del nero, e solo al cinema la differenza era percepibile (questo negli anni 80, adesso con tutte queste televisioni ipertecnologiche non ne sarei tanto sicura). Che fosse vero o no, con questo aneddoto ci ho marciato e cuccato per anni, anche di questo sono grata al cinema (e al Mereghetti).
Mi piace uscire, mettermi in fila, il rumore del biglietto strappato, sedermi e guardare i trailer dei film in prossima uscita. Mi piace stupirmi ogni volta nel sentire che lo speaker dello spot dei materassi o della concessionaria “La Carpi” non ha fatto nessun corso di dizione: mi piace la sensazione elettrizzante di attesa quando il buio cala in sala, mi piace incavolarmi con il vicino che commenta ogni scena ed essere infastidita dai bambini casinisti della famigliola in uscita domenicale.
I cinema di oggi, oltretutto, sono sempre più spesso inglobati in bellissimi centri commerciali, per mia grande gioia: dopo un giro bulimico di spese assolutamente folli e inutili, adoro riposarmi su quelle poltrone comodissime ed ergonomiche, con i braccioli attrezzati e i sedili riscaldati. I biglietti sono già stati acquistati da internet quindi non c’è bisogno di file o attese. Basta passare il codice di conferma attraverso il lettore ottico e sei dentro. Ancora un po’ e doteranno ogni seduta di massaggiatore vibrante e di catetere usa e getta per non farti perdere neanche 5 minuti di proiezione. A meno che davanti a te non sieda Marge Simpson, difficilmente sarai disturbato dalla pettinatura o dal cappello del dirimpettaio: ora le distanze e le pendenze sono studiate proprio per dare la migliore visuale possibile in qualunque posto tu sieda.
Però.
Visto che ancora Paolo Limiti e a Red Ronnie vanno in tv e se la menano con le loro tiritere nostalgiche, lasciate uscire (come il Gobbo da Fiorello) anche la MIA parte “vintage”, e lasciatemi rimpiangere le file infinite e caotiche al Modernissimo, in quell’androne di linoleum semitossico, le corse per accaparrarsi i posti migliori, le litigate con le cofane davanti a te pettinate come Amy Winehouse e altrettanto rumorose. In barba alle norme di sicurezza, sedevamo per terra e sui gradini per vedere “Flashdance”, e “L’impero colpisce ancora”, e ancora oggi ricordo l’emozione di quelle domeniche pomeriggio passate a far casino o (le più fortunate e meno acneiche) a pomiciare in galleria. Le casse gracchiavano, la pellicola saltava, i pop corn erano gommosi e salatissimi; una maschera ti faceva strada discretamente, con la pila, ma con altrettanto vigore ti faceva uscire se facevi troppo pollaio. Ormai solo i cinema porno sono rimasti fedeli al vecchio stile, ma per altri motivi.
Visto che ancora non sono una carampana, sostengo tranquillamente che, oggi come ieri, andare al cinema ti permette di uscire e stare in mezzo alla gente, facendoti tranquillamente i cavoli tuoi: pensieri, angosce e paranoie restano in stand-by e puoi goderti lo spettacolo; per un paio d’ore stacchi la spina e il cellulare, guardi, ascolti e pure ti addormenti. Lì puoi.
Dicevo, non voglio fare l’intellettualina che aborrisce Sky, digitale terrestre, mercato dei dvd, anche perché a Blockbuster quando mi vedono stendono i tappeti rossi: solo di gelato Haagen- Dazs, marshmallows, Oreo cookies e Red Bull spendo circa 20 euro alla volta.. e occasionalmente noleggio qualche dvd, ma giuro: lo stesso film, visto sul tuo divano, non rende quanto rende al cinema. E non parlo dei film bulgari sottotitolati in coreano (la “cagata pazzesca” di Fantozzi), ma anche (o soprattutto?) dei cinepanettoni o del filone “American pie” et similia. E’ bello e comodo starsene a casa, con tutti i comfort (il bagno solo tuo!), in mutande, e mettere il fermo immagine ogni volta che veniamo interrotti da qualcosa. Ma non è la stessa cosa, e lo capisci quando esci dal cinema (a “riveder le stelle”), e l’impatto con la luce del giorno o con l’aria notturna esterna è bello: ti riabitui gradualmente e piacevolmente alla gente, ai rumori, alla vita. Non c’è lettore Blu-ray, tv LCD, Bose, Mediaset Premium e My Sky che tenga.
Senza contare che al cinema dallo schermo uscivano Jeff Daniels o Schwarzenegger (“La rosa purpurea del cairo”, “Last Action Hero”), pieni di buone intenzioni, mentre dalla Tv esce sempre qualche creatura orrida e repellente che vuole farti qualcosa di poco simpatico (“Poltergeist” o “The ring”).
Meditiamo, gente, meditiamo.

 
 
 
 
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